martedì 4 giugno 2013

Le Emozioni di Luigi Anolli


Dall'ultimo post pubblicato è passato molto tempo. 

Gli impegni lavorativi e l'imminente esame di stato mi ha portato via molto tempo per la lettura. 
In cantiere avevo questo interessantissimo libro di Anolli che cerca di fare una panoramica sulle emozioni. Un costrutto psicologico molto complesso dato la sua multidimensionalità. 
In questo post non farò una sintesi completa di ogni capitolo del libro ma mi soffermerò sulla storia delle teorie principali delle emozioni.







Anolli definisce le emozioni come dei processi costituiti da “collezioni specifiche e coerenti di risposte fisiologiche attivate da determinati sistemi cerebrali nel momento in cui l’individuo si rende conto di certi stimoli o situazioni”. Inoltre, il termine “esperienza emotiva”, sottolinea l’importanza del confronto con la realtà e con la dimensione soggettiva delle emozioni.
Da questa breve premessa è deducibile che, nello studio delle emozioni, i punti di vista possono essere molteplici e possono essere indagate varie componenti.
Le teorie inerenti a questo oggetto di studio hanno, infatti, preso in considerazione nel tempo la componente fisiologica o la componente cognitivo comportamentale.
Per quanto riguarda la componente fisiologica le teorie più importanti sono:
  •           La teoria periferica di James: alla base dell’esperienza emotiva ci sarebbe un meccanismo retroattivo dalla periferia dell’organismo al sistema nervoso centrale. In altre parole noi “non tremiamo perché abbiamo paura, ma abbiamo paura perché tremiamo.” La percezione dei cambiamenti fisiologici nel nostro organismo determinerebbe l’esperienza emotiva portando in questo modo a considerare l’emozione come il conseguente e non l’antecedente dei cambiamenti fisiologici periferici. Alla base di questa teoria è l’attivazione fisiologica (arousal), se non vi è attivazione non c’è neanche l’emozione.  Questa teoria è stata madre di altre teorie importanti come l’ipotesi del feedback facciale per la quale le espressioni facciali forniscono informazioni motorie, cutanee e vascolari che influenzano il processo emotivo. Ekman in una sua versione forte di questa ipotesi afferma, inoltre, che le espressioni facciali siano sufficienti a generare l’esperienza emotiva e possono essere regolate secondo 4 regole di esibizione: intensificazione e deintesificazione, neutralizzazione e simulazione. 
  •             La teoria centrale di Cannon: attraverso alcuni studi sul cervello degli animali, poté concludere che i centri di elaborazione e di controllo dei processi emotivi sono localizzati centralmente nella regione talamica. Ne consegue quindi che tutte le emozioni hanno la medesima configurazione di risposte fisiologiche (arousal simpatico), detta reazione di emergenza. Dalla scia di questa teoria si svilupparono numerosi studi importanti come quelli fatti da Papez per individuare il sistema limbico e gli studi che hanno confermato l’importanza dell’ipotalamo e dell’amigdala.

In seguito fu valutata anche la componente cognitivo le teorie più rilevanti furono:
  • La teoria cognitivo-attivazionale di Schachter e Singer: concepì l’emozione come la risultante dell’interazione di due componenti: una di natura fisiologica (arousal) e l’altra di natura psicologica. Occorre una attribuzione causale che stabilisca una connessione fra queste due componenti. In altre parole l’emozione è la risultante dell’arousal e di due atti cognitivi: uno che riguarda la percezione e il riconoscimento della situazione emotigena e uno che stabilisce la connessione tra questo atto cognitivo e l’arousal stesso. Per spiegare meglio questo ultimo concetto Arnold introdusse il termine appraisal e cioè un atto diretto di conoscenza che integra la percezione e del quale si può diventare consapevoli solo al termine dell’esperienza. Oltre alle teorie dell’appraisal fu rilevante anche la teoria del significato situazionale di Frijda  con la quale si pone un’importanza alla struttura di significato di una determinata situazione; ne consegue che l’emozione ha una dimensione soggettiva determinante (due individui possono percepire in modo differente la medesima situazione).
  • Il modello gerarchico evolutivo di Sherer: l’emozione è una costruzione formato da diverse componenti: percettivo-motorie, valutative ordinate in modo gerarchico. Esistono tre livelli di organizzazione percettivo-motorie: senso motorio(l’emozione si manifesta nelle forme più primitive attraverso sistemi di attivazione e meccanismi innati e involontari), schematico (intgrazione delle reazioni motorie con l’esperienza di particolari situazioni) e concettuale (l’integrazione dell’esperienza emotiva coincide con la capacità di riflettere su di essa). I tre livelli sono in vario modo connessi e si influenzano reciprocamente. Secondo questo modello le differenze nelle emozioni derivano dalle differenze nel modo in cui gli individui vivono, interpretano e valutano il mondo.

Le componenti comportamentali delle emozioni sono state studiate in modo particolare da Watson che considera solo gli aspetti descrittivi, comportamentali delle emozioni, e non considera i fattori psicologici interni e soggettivi. Le emozioni sono determinate, dall'azione degli stimoli sensoriali sul sistema nervoso attraverso, gli organi di senso. Per Watson l’emozione è un comportamento: la rabbia è l'attacco, la paura è la fuga. Il comportamentismo ha fornito importanti contributi dal punto di vista applicativo con le loro tecniche del decondizionamento. Nello studio della paura, i comportamentismi hanno evidenziato che essa può presentarsi in presenza di stimoli neutri solo per  la loro associazione a stimoli spiacevoli; attraverso la tecnica della desensibilizzazione sistematica, è possibile associare allo stimolo con valenza negativa, un elemento a valenza positiva. 

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